In dialogo su sentieri di libertà

3. Giovani e oratorio


Sempre più ci si rende conto del grande cambiamento che sta interessando le nuove generazioni e con esse il futuro che sta davanti a noi, o nella prospettiva ebraica, che sta alla nostre spalle. Basta sfogliare le 626 pagine dell’indagine «C’è campo?» svolta con competenza dall’Osservatorio Socio-religioso del Triveneto ed edita dal Marcianum Press di Venezia per comprendere che schemi, iniziative, prassi e tradizione sono oggi insufficienti e spesso inadeguate per rendere ragione della Speranza che abita noi e le nostre comunità. I giovani (intendendo dal tradizionale dopo-cresima ai 35 anni…) vanno incontrati nei loro ambienti, lì dove le loro esistenze si impigliano nei nodi fondamentali della vita, lì dove parole vuote e roboanti confondono e disperdono. Se questo è vero è altrettanto vero che non sempre e ovunque: in molte comunità e gruppi ecclesiali le occasioni di crescita e di formazione non mancano e questo avviene in quei luoghi di relazione che neanche Netlog o Facebook possono sostituire: gli oratori. Non a caso il numero 42 degli Orientamenti Pastorali del decennio 2010-2020 così afferma: «La necessità di rispondere alle loro [dei giovani e dei ragazzi] esigenze porta a superare i confini parrocchiali e ad allacciare alleanze con le altre agenzie educative. Tale dinamica incide anche su quell’espressione, tipica dell’impegno educativo di tante parrocchie, che è l’oratorio. Esso accompagna nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni e rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità educative. Adattandosi ai diversi contesti, l’oratorio esprime il volto e la passione educativa della comunità, che impegna animatori, catechisti e genitori in un progetto volto a condurre il ragazzo a una sintesi armoniosa tra fede e vita. I suoi strumenti e il suo linguaggio sono quelli dell’esperienza quotidiana dei più giovani: aggregazione, sport, musica, teatro, gioco, studio». Come comunità cristiane siamo perciò chiamati a riscoprire questa espressione che purtroppo è andata perduta in questi ultimi anni ma che presenta ancora oggi sfide e opportunità: in questa specialissima dinamica la Famiglia Salesiana insegna e con essa le varie associazioni a matrice oratoriale nate nelle chiese in Italia e nel nostro nord-est in particolare l’Associazione NOI (Nuovi Oratori Italiani) che pian piano inizia a diffondersi anche nelle nostre comunità pastorali. Le opportunità non mancano e credo, neanche le risorse. È arrivato il momento di guardarsi nei volti, avanti o indietro a seconda delle prospettive e iniziare: il futuro è già qui.

 
2. Nuove Vocazioni per una nuova Europa


L’Europa è al centro di molte discussioni soprattutto legate alla questione finanziaria. Eppure la nostra Europa è stata più volte luogo teologico di dialogo tra le varie confessioni cristiane, non ultimo luogo di dialogo per quanto riguarda le Vocazioni e in modo particolare quelle alla vita consacrata e all’ordine sacro. Nel 1997 a Roma si sono radunati 253 rappresentanti di 37 nazioni europee rappresentanti “le vocazioni” cristiane allo scopo di dialogare insieme su questo tema delicato e complesso e mettersi in discussione di fronte al calo europeo delle vocazioni. Nel documento finale intitolato Nuove Vocazioni per un nuova Europa così si legge: “ Il Congresso europeo si è proposto un obiettivo, tra gli altri: portare la pastorale vocazionale nel vivo delle comunità cristiane parrocchiali, là dove la gente vive e dove i giovani in particolare sono coinvolti più o meno significativamente in un'esperienza di fede” (n. 29). La sfida ci è stata lanciata ormai da qualche anno eppure ancora fatichiamo a creare una “cultura vocazionale” nella quale la comunità parrocchiale pone l’accento sulla dimensione vocazionale della vita cristiana e vive la propria fede come un continuo discernimento personale e comunitario capace di generare nuove vocazioni. La pastorale vocazionale non è questione di pochi, non è “area di ricerca” di pochi eletti, ma è lo stile ecclesiale che sa coniugare la scoperta della fede con la sua testimonianza concreta, l’educazione delle nuove generazioni con la mistagogia della vita cristiana, la rassicurante presenta della Tradizione con l’impetuosa presenza dello Spirito di Vita. Ogni nostra comunità ecclesiale non può tirasi indietro di fronte a questo gemito che pervade tutta la nostra Europa: “dove sono i giovani? Dove sono le vocazioni? Dov’è la fede?” Ogni cristiano si senta coinvolto in questa nuova evangelizzazione che non può più attendere di partire. È l’ora, è il tempo favorevole! Così prosegue il testo del Congresso: “ La crisi vocazionale dei chiamati è anche crisi, oggi, dei chiamanti, a volte latitanti e poco coraggiosi. Se non c'è nessuno che chiama, come potrebbe esserci chi risponde (n.19)?”. Su queste coordinate siamo chiamati a muoverci come singoli e come comunità, annunciatori del Dio Trinità che chiama alla salvezza e alla realizzazione piena dell’esistenza, testimoni credibili dell’Amore che ci ha rapiti e ci custodisce nell’eternità, volti accoglienti che sanno ascoltare le voci dei giovani nel silenzio di un sorriso, mani forti che sanno rimboccarsi le maniche per scuotere il campo del mondo e raccogliere il buon grano della grazia e della gioia.


1. Chiamati alla santità

Chi sono i Santi? In questi giorni ne abbiamo celebrato la memoria, il loro valore, la loro testimonianza evangelica. Nelle tenebre che spesso avvolgono la nostra storia essi splendono come stelle luminose sul cielo della nostra vita, mostrandoci che è possibile un cammino verso il Santo dei Santi: Cristo Risorto!
Eppure oggi parlare di santità sembra fuori luogo, si usa questa parola solo per indicare quei pochi eletti che vengono elevati alla venerazione di tutti negli altari. E noi? Possiamo essere santi oggi?
Dipende da chi vogliamo essere, da quale orientamento diamo alla nostra vita, da quell’essenziale che abbiamo scelto e che realizziamo ogni giorno. Se guardo ai santi della storia essi sono stati dei grandi amanti della vita, quella vita con la “V” maiuscola: uomini e donne che hanno fatto della vita la chiave di lettura di tutta la loro storia e del loro rapporto con Cristo. È chiaro che intendo la vita come dialogo continuo con lo Spirito, come apertura e accoglienza dell’altro, come riconoscimento di un dono ricevuto e che per realizzare se stesso va donato. Penso ad esempio a Madre Teresa, a Filippo Neri, a Maria Elena MacKillop incarnati nella Vita dei più poveri; Teresa d’Avila, Giovanni della Croce e Andrea Bessette misticamente incarnati nella Vita di Dio; i coniugi Beltrame Quattrocchi incarnati nella Vita familiare... Grandi amanti della Vita che hanno scoperto la loro Vocazione nell’ascolto orante dello Spirito che da la Vita.
Anche noi possiamo essere i nuovi santi, i santi del terzo millennio se con gioia e coraggio rispondiamo di Sì alla chiamata di Dio, alla sua Vocazione per noi, alla nostra Vocazione. Aprirsi alla Vita, accogliere la Vocazione, diventare Santi sono tre valori radicati nel Vangelo e nel nostro essere uomini creaturali a immagine e somiglianza di Dio che oggi possono risplendere come luce e dare sapore alla storia come sale.  Certo che non è semplice: questi tre valori sono poco accolti dalla nostra società che valorizza invece un “delirio” della libertà ormai onnipotente. Che non sia questa la “nuova divinità” del terzo millennio? Le nostre comunità non si tirino indietro di fronte a questo a questa sfida culturale che oggi siamo chiamati ad accogliere. Il Vangelo ha la forza di illuminare le ombre della nostra storia, se noi coraggiosamente ce ne facciamo carico e dal di dentro cerchiamo di trasformarle in luce!
La preghiera di tutti allora non manchi, sia strumento di amore e segno di comunione tra di noi, possa aiutare tanti giovani ad aprirsi alla loro vera Vita: amati da Dio, chiamati da Dio, sostenuti da Dio, in cammino verso Dio. E io ci sto?

CHIAMA PROPRIO TE!